L’Europa ha battuto un colpo! di Giuseppe Acocella
Dopo mesi di sostanziale afasia di fronte alle richieste- talvolta convinte, talaltra proclamate solo in presenza di giornalisti, a fini di propaganda interna – provenienti da paesi come l’Italia che miravano a ottenere il riconoscimento dell’accoglienza dei migranti come problema dell’intera Europa, e non scaricato soltanto sui paesi che ne presidiano per collocazione naturale i confini meridionali, finalmente l’Europa ha parlato e non più soltanto con vaghe promesse di buone intenzioni, ma con atti di valore effettivo. Il Problema, però, è costituito dal fatto che non si è trattato di un improvviso soprassalto di dignità dell’Unione Europea ( anche perchè la Francia – esercita un peso rilevante sullem istituzioni continentali – ha già manifestato la sua contrarietà a considerare quello delle migrazioni un problema suo, al di là delle dichiarazioni di comodo sui ” rifugiati “, e solo quelli), ma di una pronuncia giurisdizionale e non politica. Proprio così. Ha emesso una sentenza del suo tribunale – intervenendo sul ricorso di Ungheria e Slovacchia contro la deliberazione dell’Unione Europea sul ricollocamento dei migranti sbarcati sulle coste italiane e greche – la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che nell’Unione Europea è l’organo giudiziario incaricato di assicurare un diritto uniforme e coerente con i principi istitutivi del diritto europeo, ribadendo che l’accoglienza non può riguardare soltanto i paesi di confine, ma l’intero continente, vincolato da un pactum unionis tra tutti gli Stati membri, il quale comporta un legame di compartecipazione nel rispetto del principio di legalità. Non molti hanno presente l’attività di questo organo – composto da 11 componenti, ciascuno designato da un paese membro dell’Unione – che ha il compito di interpretare il diritto( attraverso le pronunce pregiudiziali) e di vigilare che i tribunali nazionali degli Stati membri correttamente ed uniformamente assicurino l’applicazione del diritto dell’UE. Se un organo giudiziario di una singola nazione esprime dubbi sull’interpretazione o sulla vigenza di una normativa dell’ UE, possono essere avanzate richieste di chiarimenti alla Corte. Ma piuttosto un’altra competenza riguarda il nostro caso, cioè quella di vigilare sul rispetto della legge in occasione di procedure d’infrazione adottate nei confronti di un governo nazionale accusato di non rispettare il diritto europeo. Il Tribunale della Corte di Giustizia può perfino annullare atti giuridici dell’ UE se un atto violi esso i trattati o i diritti fondamentali, accogliendo ricorsi per annullamento su istanza ed iniziativa del governo di uno Stato membro, del Consiglio dell’UE, della stessa Commissione europea o, per certi casi, anche dal Parlamento europeo. Senza accennare a ulteriori competenze della Corte, sarà bene considerare che questa sentenza – quale che sia l’effetto pratico che riuscirà a conseguire – segnerà un caposaldo per il consolidamento e lo sviluppo delle istituzioni europee e per l’idea dell’Europa unita. La prima osservazione, però, è che questo sia avvenuto per via giurisdizionale invece che politica, confermando la debolezza di una Europa priva di vere istituzioni rappresentative della sovranità popolare. Infatti – al di là del ruolo pattizio ed obbligante in nome degli Stati contraenti costituito dal valore costituente dei Trattati – i Regolamenti e le Direttive, che sulle materie di loro competenza ( sempre più estese) prevalgono sulle leggi interne dei singoli Stati ( i primi come norme generali, le seconde come disposizioni verso i singoli Stati con recezione legislativa interna) , sono atti normativi emanati dagli organi decisonali della UE, che no sono elettivi. Il difetto di legittimazione che tale situazione comporta si intreccia con gli inetressi di ampie aree dell’opinione pubblica che trovano appiglio nella carenza di investitura che solo dal popolo sovrano e dalle elezioni dirette deriva. L’Europa, in realtà, non ha , in fatto di diritto, realizzato la separazione dei poteri che è alla base dello Stato di diritto moderno, e il difetto di democrazia che ne consegue è all’origine delle difficoltà che oggi si riscontrano, tanto che le rivendicazioni ” Sovraniste” in molti paesi europei ( sostituendosi ai superati nazionalismi che proprio i Trattati di Roma intendevano lasciarsi alle spalle) affondano in esso la loro legittimazione culturale, e dunque su di esso fioriscono i populismi che mettono in discussione proprio la opzione europeista. Solo così si può spiegare come unorgano giudiziario abbia assunto un ruolo così rilevante nei confronti del livello politico – nel definire gli scopi del diritto europeo.